Racconta Micaela:
Per me l’allattamento e il portare sono sempre stati strettamente connessi. Li ho conosciuti insieme, quando, nel 2002 in attesa del mio primo bambino, mi hanno parlato nella stessa serata de La Leche League, dell’allattamento e della ring sling. Ho iniziato ad usare una ring molto presto, appena sono riuscita a procurarmela, perché a quell’epoca le fasce erano veramente poco diffuse e difficili da trovare (non esisteva ancora neppure amazon.it!), ed è stata una costante del mio maternage. La mia prima figlia raramente è scesa dalla fascia nei suoi primi 18 mesi: la usavo per tenerla vicina, per allattare e per farla dormire. La usavo come sostegno per le braccia, la usavo in modi creativi e che adesso giudicheremmo forse scorretti. L’ho usata tantissimo, ed è stata un salvavita, alla nascita del mio secondo figlio, che viveva come un cangurino nella fascia direttamente attaccato al seno mentre io correvo dietro alla sorella. La mia prima ring è stata di quelle con i bordi imbottiti, che adesso non si vedono neppure più in giro. Poi ho avuto una micasling, una singolare ring che permetteva, a differenza di qualunque altra che io abbia provato, di sostenere la testa del bambino senza piegarla quando era al seno, e questa l’ho usata tantissimo col mio terzo figlio, perché mi permetteva di allattare mentre camminavo tenendo i due grandi per mano. Ho avuto poi una amatissima fascia tessuta della Hoppeditz, che usavo quando andavo a fare le passeggiate lunghe, e vari altri supporti che successivamente ho iniziato a cucirmi da sola. I miei bambini hanno sempre vissuto intensamente nelle fasce, facendo di tutto, ma soprattutto poppando. Non penso che avrei potuto sopravvivere a tre figli se non avessi allattato in fascia.
Un po’ di anni dopo (ormai il mio terzo figlio stava diventando pesantuccio da portare e la mia schiena non era più quella di una volta), hanno iniziato a diffondersi le prime scuole di formazione per professioniste del portare, scuole che in Italia venivano soprattutto dalla tradizione tedesca, cioè quella delle fasce lunghe da legare, una tradizione diversa da quella della ring, di origine americana, e una tradizione dove, evidentemente, l’allattamento era meno connesso al portare. Negli stessi anni, attorno al 2010, ci sono stati alcuni sfortunati incidenti di bambini soffocati mentre venivano portati in fascia, che hanno portato al ritiro dal mercato di alcuni prodotti (fasce pouch della marca Infantino) perché pericolose. Diverse agenzie per la sicurezza dei prodotti al consumo hanno sviluppato linee guida sull’utilizzo in sicurezza delle fasce, che mettevano giustamente in guardia dal rischio di soffocamento. Io credo che sia stato l’insieme dei due fattori, cioè il prevalere di scuole di portare provenienti dalla tradizione tedesca, e la nuova attenzione alla sicurezza, che hanno portato al temporaneo tramonto delle fasce ring e dell’allattamento in fascia. L’atmosfera del mondo del babywearing che si è sviluppata negli anni successivi, infatti, tendeva a scoraggiare sia l’uso della ring che l’allattamento nei supporti per portare, piuttosto che a incoraggiare una pratica in sicurezza. Come professionista dell’allattamento mi sono ritrovata spesso in difficoltà di fronte alle affermazioni che le posizioni di allattamento in fascia, soprattutto quelle a culla, le più comode, fossero pericolose e da evitare. Questo infatti mi poneva nella difficile situazione di dover scegliere se rinunciare a uno strumento importante di sostegno alle mamme (che hanno bisogno di ogni mezzo possibile per semplificare la propria vita e soprattutto l’allattamento), oppure se mettermi in contrapposizione con le professioniste di questo ambito, così vicino, eppure diventato così lontano. Una scelta che certo non mi piaceva.
La risposta non poteva che essere scientifica. La sicurezza è un fattore estremamente importante nell’uso della fascia, ma garantire un uso in sicurezza è molto diverso dallo scoraggiare tutto un modo di utilizzo dello strumento. Perciò ho analizzato i report degli incidenti, e ho cercato un’alleanza con una professionista del portare che fosse aperta all’ascolto. E ho trovato Marta. Che non ha allattato in fascia le sue bambine, ma che ha avuto la pazienza di ascoltare quello che le raccontavo, mentre mangiavamo un gelato in una calda giornata di giugno. E che usando un cappello al posto del bambino, ha ragionato con me sulle varie posizioni, e ha visto il potenziale che c’è nell'allattamento in fascia. Quel giorno è nato il primo seme di “Allattare in fascia”, un progetto a cui si è presto aggiunta Valentina, che come me ha iniziato a portare i suoi bambini nelle ring, come me allattandoli in tutte le posizioni possibili, e che come doula è la prima ad accogliere e capire il bisogno che hanno le madri di strumenti che facilitino la loro maternità e i loro allattamenti.
L’unione delle nostre tre professionalità ci dona la forza di una visione più completa, in cui tutti i punti di vista, allattamento, portare, e sostegno, sono sviluppati in modo approfondito per integrarsi in un’esperienza più ricca e gratificante per la mamma.
Il resto è la storia del progetto “Allattare in fascia”, a partire dalla ricerca per il poster scientifico presentato al convegno ELACTA nel maggio del 2020, che evidenzia il bisogno da parte delle mamme di più informazione sull’argomento, e cerca di identificare le ragioni del vuoto di formazione tra i professionisti. La risposta che abbiamo dato a questo bisogno che emerge sempre più chiaro, è il progetto dei workshop mirati per le mamme, per trasmettere le tecniche per allattare in sicurezza usando i supporti, e anche workshop per professionisti (sia dell’ambito del portare, che dell’ambito dell’allattamento) perché possano sostenere le mamme in questo.
Questo progetto mi ha poi spinta ad approfondire la mia formazione con il corso per Carrying Consultant e Infant Feeding di Slingababy, una scuola che secondo me dona la libertà del legare e del portare, un concetto in piena sintonia con il mio sentire che le fasce sono uno strumento che arricchisce la maternità, da usare senza restrizioni, se non quelle del buon senso e della sicurezza.
Il nostro desiderio è che il mondo dell’allattamento e del portare ritornino ad essere uniti per offrire alle famiglie un meraviglioso modo di rendere la vita e l’allattamento un po’ più semplici.