“Tutte le mamme hanno il latte”. Questa affermazione scatena veementi discussioni sul web, dividendo chi sostiene che siamo mammiferi e quindi allattare è normale, e chi non ci è riuscito e si sente giudicato per un supposto “mancato impegno”. Come stanno le cose davvero? È possibile “non avere latte”?
Le cause principali di scarsità di latte si possono riassumere, semplificando molto grossolanamente data la complessità del problema, in due categorie:
- Problemi relativi al mancato svuotamento del seno, che portano all’inibizione della produzione di latte - sono alla base della stragrande maggioranza dei casi di insufficienza di latte e allattamenti falliti; si tratta di problemi relativi a:
- gestione dell'allattamento, cioè frequenza e durata delle poppate inadeguate, ad attacco scorretto che non permette un trasferimento sufficiente di latte (in pratica il bambino non ha la possibilità di poppare quanto gli serve)
- ma anche alla difficoltà di suzione da parte del bambino - cioè bambino che non riesce a poppare efficacemente per problemi suoi;
- problemi relativi alla capacità di produzione di latte, quindi disturbi ormonali nella mamma (disturbi della prolattina, tiroide etc.), problemi di ipoplasia mammaria dovuti a scarso sviluppo del tessuto mammario o a problemi di interventi chirurgici, incidenti etc.;
Quindi è vero che in un numero limitato di casi la causa della scarsità di latte può derivare da una ridotta capacità della madre di produrre, ma sicuramente la percentuale di casi in cui si verifica è estremamente bassa.
Perché allora non dire apertamente che “non tutte le donne possono allattare”?
Il problema a enfatizzare troppo queste situazioni è che diventa facile crearsi un alibi (“non aveva latte”) anche quando a far fallire l'allattamento sono fattori esterni che si potrebbero facilmente prevenire, come errori nella gestione (il "lasciar riempire il seno" e simili), come il non riconoscere una suzione inefficace che non stimola a sufficienza la produzione di latte, come il separare mamma e bambino nei primi giorni senza aiutare la mamma a tirarsi il latte per compensare, o addirittura dalla supposta mancanza di latte quando il bambino è agitato magari per ragioni completamente diverse....
Insomma, può diventare troppo facile nascondersi dietro all’affermazione che "non è vero che tutte le donne possono allattare" per giustificare una scarsa conoscenza della fisiologia o la gestione dell’allattamento o una carenza nella preparazione a dare aiuto – ignoranza che causa il fallimento di tanti allattamenti.
Le donne stesse hanno basse aspettative di successo nel nostro clima culturale, e credono facilmente a un proprio "difetto" quando ci sono difficoltà, mentre è molto importante intervenire perché aumenti la fiducia delle donne di saper allattare, perché è proprio la fiducia in se stesse (self efficacy, in termini tecnici) il fattore principale del successo di un allattamento.
Dall'altro canto esistono davvero i casi rari in cui la donna nonostante ogni sforzo ben indirizzato non riesce ad allattare: sono casi particolarmente delicati in cui l’operatore deve saper accompagnare la mamma. Non sempre si riesce a capire la causa, ma alcune volte si tratta di ipoplasia (ci sono dei segnali che devono farla sospettare), altre volte mancanze o anomalie del sistema endocrino (ad es. mancanza di produzione della prolattina o altro) che se si facessero analisi appropriate si riuscirebbe a volte a identificare, anche se in realtà ci sono ancora molte cose che non si sanno sui meccanismi ormonali della produzione di latte e quindi non sempre è possibile capire cosa stia succedendo. Nella maggior parte di questi casi difficili, si riesce con impegno a migliorare almeno un po' le cose, e avere almeno un allattamento parziale. A volte ci sono situazioni, rare, in cui non si trova la strada.
L'operatore che si occupa di allattamento deve essere a conoscenza di queste possibilità, per essere capace di gestire le situazioni al meglio, aiutare la madre a riformulare i propri obiettivi in base alla situazione, per aiutarla a gestire i sentimenti che può provare, per non trasformare insomma un allattamento difficile in un fallimento della madre-persona, ma aiutarla a elaborare la situazione e trarne il meglio che sia possibile - dati i limiti.
Insomma, le mamme *sane* possono tutte allattare, e l'allattamento è un meccanismo robusto, per cui anche problemi causati dalla cattiva gestione si possono di solito recuperare. Ma se la mamma ha dei problemi di salute che non si riescono a risolvere, o se i meccanismi fisiologici dell'allattamento vengono alterati troppo da interventi esterni, o se il bambino ha un problema che non viene identificato, alla fine l'allattamento può fallire davvero.
Il nostro compito come professionisti nel campo dell'allattamento dovrebbe essere quello di aiutare le mamme a prevenire i fallimenti tramite informazione corrette e aiuto concreto per risolvere eventuali problemi. Ma dobbiamo anche aiutarle a trovare la loro strada, e quando le cose davvero non vanno, aiutarle a gestire il dolore e la delusione, a vivere l’esperienza senza che resti una ferita aperta.
Questa parte del nostro lavoro è una che non dobbiamo mai dimenticare.
Riferimenti:
Cassar-Uhl, D. (2014), Finding Sufficiency: Breastfeeding With Insufficient Glandular Tissue, Praeclarus Press.
West, D. & Marasco, L. (2008), The Breastfeeding Mother's Guide to Making More Milk, McGraw-Hill.
Marasco, L. A. (2014), "Unsolved Mysteries of the Human Mammary Gland: Defining and Redefining the Critical Questions from the Lactation Consultant's Perspective.", J Mammary Gland Biol Neoplasia 19(3-4), 271--288.
Alison Steube, "When lactation doesn’t work", Academy of Breastfeeding Medicine Blog, ultimo accesso 26 dicembre 2015
Alison Steube, "How Often Does Breastfeeding Just Not Work?" (from Dr. Alison Stuebe and the Academy of Breastfeeding Medicine Blog), Lactation Matters, ultimo accesso 26 dicembre 2015