Una notte ho fatto un sogno. Sognavo di parlare di allattamento con delle donne (il contesto era strano, una specie di campo profughi, ma va be', si sa che i sogni sono strani). Una di queste donne a un certo punto dice: "l'insegnante mi ha detto che si fa così!". A questa affermazione ho reagito esclamando con foga che l'allattamento è una cosa da mamme, cosa mai possono saperne delle insegnanti!
Al mio risveglio il mio primo pensiero è stato che anch'io propongo corsi sull'allattamento, e mi sono chiesta perché penso di essere diversa dalle insegnanti del sogno che si permettevano di insegnare alle mamme un mestiere da mamme. La prima ovvia risposta potrebbe essere che sono anch'io una mamma, ma in realtà non è solo questo, non è così semplice. Nel sogno credo di aver risposto con tanta veemenza proprio in reazione all'affermazione "si fa così", cioè al concetto che si possa insegnare l'allattamento tramite delle regole.
Non è questo che mi propongo di "insegnare" nei miei corsi e nel mio lavoro con le mamme. Nel mio lavoro mi pongo come obiettivo di trasmettere delle conoscenze sull'allattamento e sui meccanismi che sono alla base dell'allattamento, non delle regole.
Le regole sono una serie di comportamenti fissi, relativamente semplici da ricordare, ma che per loro natura non si adattano alla situazione specifica, e quando la loro applicazione non dà i risultati sperati, si resta senza risorse. L'esempio più classico è quello della regola di "allattare ogni 3 ore". E se il bambino ha fame più spesso? E se il seno della mamma ha bisogno di essere svuotato più spesso per produrre la quantità di latte necessaria? Insomma, se la regola lascia tutti infelici?
Conoscere la fisiologia di come si produce il latte, invece, aiuta a capire perché l'allattamento a richesta non sia una moda, ma un meccanismo consolidato che protegge la crescita del bambino e la produzione di latte, e questa conoscenza permette di capire come comportarsi di fronte alle variazioni, agli imprevisti, alle interferenze e alle critiche.
Io spero, insomma, di riuscire a trasmettere alle mamme la comprensione del come funzionano le cose (gli istinti, la posizione, l'attacco, la formazione del latte), perché voglio dare loro degli strumenti per orientarsi nelle situazioni, per capire come reagire agli imprevisti, per valutare se le cose stanno andando bene o se c'è bisogno di aiuto, per essere più lucide di fronte ai mille consigli bene intenzionati che così spesso frastornano e confondono le neomamme invece di aiutarle.
Quello che io voglio fare è potenziare le innate capacità delle madri di capire il proprio cucciolo, di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni – renderle consapevoli e dare loro la sicurezza di "saper fare".